Avete mai pensato a quante cose accadono – o possono accadere – quando si viaggia in auto?
Io, ad esempio, con l’auto ho un rapporto di amore e odio: fedele compagna di vita e garante di libertà [alle volte confesso di impiegare due ore per andare a fare benzina perchè mi ci nascondo dentro girando a vuoto per le strade e contemplando il silenzio ovattato che mi restituisce], non manca di suscitarmi qualche paranoia qua e là.
Adoro guidare – soprattutto sul dinamico e movimentato territorio urbano – e sono un asso indiscusso dei parcheggi e delle manovre complesse, ma come in ogni aspetto della vita quotidiana ci sono gli aspetti piacevoli e quelli meno piacevoli.
Tanto per farvi un esempio, quando viaggio in auto nel ruolo di passeggera non sono in grado di dormire nemmeno se fossi la persona più stanca sulla faccia della Terra perchè mi travesto da colonnello e trascorro tutto il viaggio con gli occhi puntati sulla strada, nel caso dovesse servire il mio provvidenziale contributo vocale [di solito è un “Attento!” parzialmente strillato] per impedire una grave disattenzione e le relative conseguenze.
Parafrasando: sono una grandissima rompipalle.
Ironia a parte, ci sono alcuni aspetti dei viaggi in auto che per me sono da sempre fonte di una certa dose di apprensione: i viaggi in montagna o in zone relativamente sperdute (e se finissimo fuori strada, malconci, e nessuno ci notasse?!); i viaggi ad alta velocità su lunghe tratte (Final Destination docet, io vado in paranoia pesante soprattutto quando ho davanti un veicolo con del carico legato, ma al netto di ciò è oggettivo che viaggiare in autostrada sia meno rassicurante a causa della velocità e del ridotto margine di reazione); la paura che possa accadere qualcosa causato da altri senza riuscire a poterne dimostrare la ragione.
Quest’ultima circostanza, in particolare, potrà sembrarvi remota ma la sento forte perché vissuta in passato in prima persona, fortunatamente per un aspetto di poca rilevanza: provate a pensare se, in assenza di testimoni, doveste infatti battagliare per dimostrare la vostra piena ragione trovandovi dall’altra parte una persona che in modo meschino vuole a tutti i costi uscirne vincente pur avendo torto marcio.
Tutte queste piccole paranoie, inutile che ve lo dica, si sono amplificate da quando non siamo più “soltanto” Silvia e Gianluca ma siamo anche mamma e papà.
Il progresso ci è venuto e ci sta venendo fortemente in aiuto in tal senso, sia per quanto riguarda la sicurezza vera e propria delle auto sia per quanto concerne lo sviluppo e l’efficienza di specifici dispositivi studiati per essere installati in auto – laddove non già presenti – e rilevarne i dati di percorrenza, e meglio noti come “scatole nere”.
Dal momento che Gianluca macina e tritura la bellezza di circa 80.000 chilometri all’anno mentre io ne percorro a malapena 10.000, e dal momento che la sua auto per ovvi motivi viene ciclicamente sostituita mentre la mia è la stessa da dodici anni e guai se qualcuno osa farmi notare che andrebbe cambiata, abbiamo già provveduto da tempo ad installare sulla sua una validissima scatola nera, la Unibox di UnipolSai: si tratta di un piccolo dispositivo che viene installato nel cofano dell’auto dall’utente o da un professionista e che si compone di un modulo GSM, un modulo GPS, un accelerometro e un microprocessore per elaborare i dati.
In che modo Unibox ha contribuito a dissipare [non ad annullare, sia chiaro, se nasci paranoica ci resti pure con la scatola nera!] le mie paure?
Beh, i servizi offerti da Unibox sono:
- Incidente grave: invio automatico dei mezzi di soccorso in caso di mancata risposta alla chiamata da parte della centrale operativa a seguito di rilevamento d’incidente.
- Allarme urto: possibilità di chiedere assistenza in caso di incidente non grave.
- Car finder: è possibile rintracciare sempre la propria auto.
- Protezione multe: in caso di multa erroneamente attribuita, è possibile richiedere i dati rilevati sul veicolo e contestarla.
- Ritrovamento veicolo per furto.
- Protezione sinistri: in caso di incidente puoi dimostrare le tue ragioni.
- Raccolta dati relativi alla propria vettura.
- Target area: è possibile impostare una detertminata area per ricevere notifiche ogni volta che l’auto si sposta oltre tali confini; validissimo come parental control.
- Alert accensione e spostamento: il cliente riceve una notifica in caso di accensione o spostamento dell’auto.
- Speed limit: è possibile impostare una velocità massima e, se la si supera, si riceve una notifica.
- Bodyguard: permette alla persona di contattare la centrale operativa, che resta in contatto finchè non è al sicuro nella propria abitazione.
In particolare, quelli che mi suonano più rassicuranti sono certamente, in base a quanto vi ho detto sopra, l’assistenza automatica in caso di incidente grave e la protezione in caso di sinistri, ma non vi nego che anche il servizio di ritrovamento del veicolo per furto non mi dispiace, così evito di farmi rubare un’altra auto dopo quella di tre anni fa.
Detto ciò, vi invito a curiosare sul sito istituzionale tutti i servizi offerti da Unibox di UnipolSai.
Io, a breve, ve li approfondirò in maniera dettagliata sulla base della mia personale e positiva esperienza.
*Post in collaborazione con UnipolSai