Come vi ho già accennato, quando guido e quando viaggio con la mia famiglia ci sono delle particolari situazioni che suscitano in me una certa dose di timore.
Anzitutto, le nostre gite del sabato.
Noi siamo quelli che il sabato mattina si svegliano, si preparano, decidono al volo, ficcano due cose per nulla idonee in borsa e si avventurano nei boschi su per i monti a due passi da casa.
Tornanti, strade vecchie e strette, guardrail neanche a pagarli e se ci sono è come se non ci fossero, cenni di vita umana non pervenuti.
Ci sono state alcune occasioni [ovvio, non vivo con la paranoia fissa e immotivata infilata nello zainetto tra le chiavi di casa e gli occhiali da sole] in cui le condizioni stradali ed altre annesse circostanze sono state tali per cui mi si è un pelino chiuso lo stomaco e mi sono chiesta: “E se finissimo fuori strada e non fossimo in grado di chiamare i soccorsi?”.
Poi vi confesso che, da quando è nata Vittoria, è capitato che mi domandassi cosa accadrebbe se mi sentissi male mentre sono sola con lei in auto, ed è una riflessione partita da mia mamma che, in passato, mi ha manifestato questi stessi timori a seguito di una situazione analoga avvenuta nel nostro Comune dove appunto una nonna, a seguito di un brutto malore, è uscita fuori strada con l’auto e fortunatamente alcuni passanti si sono subito accorti che in auto con lei c’era il nipotino.
So che sono riflessioni piuttosto tristi e a tratti surreali ma ormai dovreste aver capito che io non ragiono come chi pensa che gli imprevisti capitino sempre agli altri, perchè non è affatto così.
Questi, in buona sostanza, sono i motivi principali che mi hanno spinta a scegliere Unibox, la scatola nera di UnipolSai.
Installata nel cofano dell’auto, infatti, tra le sue molteplici funzioni ha quella di rilevamento di incidente grave: se rileva un impatto del veicolo superiore ad una determinata gravità, la centrale operativa chiama i numeri di emergenza associati al Cliente. In caso di mancata risposta, partono automaticamente i mezzi di soccorso.
Un secondo motivo è che, ovviamente, risulta efficace in caso di furto: se avessi avuto Unibox tre anni fa, quando mi hanno rubato la Volvo dal parcheggio sotto casa, l’avrei probabilmente ritrovata.
Magari già smontata e con i cerchi cromati in stile Snoop Dogg, ma forse l’avrei ritrovata.
Il terzo motivo è che, in caso d’incidente, la scatola nera può contribuire a far valere le proprie ragioni: avete presente il furbo che vi tampona e pretende di aver ragione, quello che vi incolpa anche se ha torto marcio, o quello che in maniera del tutto disonesta prima è conciliante e poi, come dopo aver bevuto la pozione, si trasforma in Mr. Hyde?!
Unibox, grazie ai rilievi tecnici e ai parametri di guida memorizzati, può aiutarvi a mettere a cuccia i disonesti dimostrando con dati alla mano quanto effettivamente accaduto.
In verità di servizi ne offre davvero tantissimi Unibox (i cui dati possono essere interrogati dalla centrale operativa su richiesta del Cliente o dall’utente stesso tramite apposita app), ve li ho anticipati nel mio precedente post, però diciamo che questi sono quelli che premevano a me personalmente e sulla base di quelle che erano le mie necessità di rassicurazione che mi hanno indotta a sceglierla.
Ed ecco svelato il perchè del titolo: Unibox è davvero una sicurezza collaterale per tutta la famiglia.
Ed io vi invito a scoprirla visitando il sito istituzionale UnipolSai che offre, tra le altre cose, contenuti di approfondimento, video testimonianze di Clienti e la possibilità di fare un preventivo direttamente online.
*Post in collaborazione con UnipolSai