Ho impiegato mezz’ora solo per trovare un titolo, e alla fine l’ho rubato ad una canzone perché non riuscivo a trovare qualcosa che ben si sposasse (scusate per questa ridondanza) con quello che è il mio intento.
E il mio intento, oggi, è assai difficile: lasciare il mio cuore libero di raccontare l’amore che da quasi nove anni mi riempie la vita, l’amore che mi ha resa moglie e madre (anzi, madre e poi moglie).
E non è un caso che io scriva questo post proprio oggi.
Oggi, 30 maggio 2016, è il nostro primo anniversario di matrimonio.
Nulla di eclatante, si tratta di una ricorrenza legata ad un evento, sì, emozionante, ma che viene sorpassato di gran lunga da molte altre emozioni, meravigliose e sconvolgenti, che hanno caratterizzato il nostro percorso insieme. La nascita di Niccolò, prima fra tutte.
Il matrimonio non è un giorno di festa, ma un percorso di vita insieme che comincia con lo scambio delle fedi nuziali e continua – si spera – per tutta la vita.
Io e Gianluca ci siamo sposati in sordina, in un soleggiato giorno di fine maggio, con il frutto del nostro amore tra le braccia e pochi intimi a condividere la nostra gioia.
L’idea è nata quasi come una battuta.
Avevamo programmato di battezzare Niccolò il 31 maggio, di domenica e, giorno dopo giorno, il numero degli invitati continuava ad aumentare.
“Se inviti lui non puoi non invitare l’altro”, “no però guarda che lei è fidanzata per cui devi segnare due persone”.
Morale: 92 invitati tra parenti ed amici stretti.
Cominciavano dunque anche le battute: “Ma sembra un matrimonio!”, “Con tutta questa gente qua penseranno che vi sposiate!”.
Il 2 maggio 2015, insieme ai miei genitori, abbiamo fatto un giro di ricognizione al ristorante scelto per il rinfresco del battesimo, bellissima location (in effetti spesso meta ambita per i matrimoni) con suggestivo giardino esterno e, a furia di ridere e scherzare e a furia di fare battute, all’ennesima frecciata di mio padre Gianluca se n’è venuto fuori esclamando “Ma sapete che cosa c’è? Che in effetti ci potremmo sposare davvero! Anzi, dovremmo! Ci sono gli invitati, c’è la location, basta andare in Comune a verificare che ci sia posto per il sabato (ovvero il giorno prima del battesimo) e siamo a cavallo! Però, mi raccomando, non diciamo niente a nessuno!”
Detto, fatto!
Non c’è stato bisogno di parole o di proposte, non c’è stato bisogno di chiedere: ci amiamo, ci bastiamo, ci desideriamo e ci sopportiamo. Per noi è stato più che sufficiente.
La data era disponibile e c’erano i tempi tirati ma giusti per riuscire ad organizzare tutto: i consensi, le pubblicazioni, i testimoni da blindare per la data, gli addii al celibato ed al nubilato, gli inviti via sms, gli abiti da acquistare, le fedi da scegliere, il bouquet, il fotografo, l’assegnazione dei tavoli, i centrotavola, le bomboniere, la torta, l’estetista ed il parrucchiere.
Tutte quelle robe che in un matrimonio convenzionale si organizzano in un anno o più, con la sposa che la settimana prima va in esaurimento nervoso perché mancano da definire ancora un sacco di dettagli, io le ho condensate in due settimane. E, nel frattempo, avevo anche un battesimo da organizzare.
Mi batto le mani da sola.
Certo, senza dubbio tutto dignitosamente proporzionato ad una certa “intimità” dell’evento.
Divertentissime, ovviamente, sono state le reazioni dei negozianti e dei professionisti a cui ci siamo rivolti.
Alla fine tutto è andato esattamente come doveva andare.
La casa invasa di fiori, l’emozione, l’agitazione, la tensione, l’ansia, prima.

La gioia, la leggerezza, il sollievo, l’euforia, dopo.
È stato meraviglioso, e non sarebbe potuto essere diversamente.
Non mancava nulla.
C’era tutto ciò che serve per un bellissimo matrimonio, curato in ogni dettaglio, c’erano le persone a noi più care, c’era il portatore di fedi più bello e burroso del mondo e c’era l’amore.
Il giorno dopo c’è stato il battesimo di Niccolò, dunque altre emozioni che si sono sommate a quelle del giorno precedente.
E, al rinfresco, la sorpresa generale quando mio fratello ha urlato “Evviva gli sposi!!!” e più della metà degli invitati ha creduto per cinque minuti buoni che fosse soltanto una battuta. In famiglia siamo tutti un po’ scemi, e in effetti risulta difficile credere alla metà delle cose che diciamo.
Abbiamo rinominato l’evento “Battrimonio”, e direi che calza alla perfezione!

È stato davvero bello, emozionante, intimo e gioioso.
Non so, la vita, dove ci porterà nei prossimi anni.
Non so se tra dieci o venti o trent’anni io e Gianluca staremo ancora insieme, così come non so se ci ameremo ancora come ci amiamo oggi.
Non lo so, non posso prevederlo, è una di quelle cose che rientrano tra le incognite della vita.
Ma so che ho sposato l’uomo che amo, e non desidero altro.
C’è una canzone che dice “finchè la barca va, lasciala andare”.
Mi sono imbarcata per il viaggio più bello della mia vita, insieme a mio marito ed a mio figlio (e a Slash).
E la nave, per ora, pare essere inaffondabile.
Non come il Titanic, questo è poco ma sicuro!
Ti amo, Gianluca, e spero di continuare a prenderti per mano anche quando saremo vecchi, con la pelle fragile e le mani rugose, ma con il cuore ancora forte e capace di amare senza confini.
Non chiedo altro.
Con amore,
Tua moglie