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E se ridi poi vuol dire che una cosa la so fare

È un periodo strano, questo, Niccolò.

Ci sei tu, con quella tua testolina pensante, che cominci a darmi del filo da torcere, e poi ci sono io, che provo a fare la mamma come mi riesce.

È un periodo strano perché stai diventando una bella gatta da pelare, sai?

Sei testardo come un mulo – ma questo mi pare rientri nel 90% delle casistiche di quando si hanno due anni e mezzo – sei pignolo ai limiti dell’ossessività, sei capriccioso e, talvolta, le uniche due parole che pronunci sono “NO!” e “DAMMI!”, con un tono perentorio che prevede tutto fuorché il dialogo.

E allora questo è un periodo strano, per me, perché oscillo tra la soddisfazione di una piccola conquista ottenuta con fermezza e la miserabile sensazione di fallimento che traspare da ogni sconfitta a muso duro.

La domanda che mi pongo e che più mi pesa sul groppone è “Sto facendo la cosa giusta? E se stessi sbagliando? Dopotutto, se così fosse, me ne accorgerei col tempo, quando sarebbe troppo tardi, e allora avrei fallito come madre”.

Non ti nascondo che ci sono dei giorni in cui mi mandi su tutte le furie, quei giorni impegnativi in cui i capricci prevalgono sui reali bisogni e allora finisco con l’urlare minacce di quelle che se mi sentissero dei pedagogisti si immergerebbero nell’acqua santa, quelle robe del tipo che se entro cinque minuti non ti metti a dormire arriva il mostro a rubarti tutti i giochi e a mangiarti i piedi.

Non ti nascondo poi che ci sono anche dei giorni – tanti giorni, tantissimi, e di questo ti sono grata – in cui mi sorprendo a fissarti inebetita, con quel sorriso che di solito ti viene quando il dentista ti bomba di anestesia e devi bere dal bicchiere con la cannuccia, magari solo perché stai sfogliando l’enciclopedia dei dinosauri, la tua preferita, oppure perché stai facendo qualcosa di sorprendente come uno sgorbio disegnato a matita che a tuo dire dovrebbe rappresentare una pantera.

Mi spiazzi, Niccolò, ogni giorno.

Mi spingi a pormi tante di quelle domande che tu nemmeno ti immagini e probabilmente non ti immaginerai mai, finché un giorno non avrai – spero – il privilegio di godere dell’amore di un figlio, e allora finirai col farti le stesse seghe mentali che io mi sto facendo adesso e che a volte mi tengono sveglia fino a tardi.

Io me lo chiedo spesso, amore mio, come sarai da grande.

E mi chiedo, soprattutto, in che percentuale inciderà il mio ruolo su ciò che sarai.

Ma credimi, amore mio, sto facendo del mio meglio e, insieme a me, anche il tuo meraviglioso papà. 

Poi, diciamocelo, è vero che a volte sbraito o tento di traumatizzarti per conquistarmi cinque minuti di sanità mentale però, amore mio, ammettilo che sei felice.

Te lo si legge in faccia, e gli occhi non mentono. 

Mai. 

Soprattutto quelli dei bambini.

[Nelle foto Niccolò indossa un total look iDo semplice e pulito, dai toni chiari e freschi perfetti per queste calde giornate e composto da una t-shirt in fresco cotone bianco con stampe ed un pantalone corto stretch con elastico in vita, pratico e leggero. Se ha superato indenne una giornata a Gardaland, significa che è perfetto per qualsiasi bambino, anche il più avventuroso!]

“Sono stato anche normale
In una vita precedente
M’hanno chiesto: “Che sai fare?”
“So far ridere la gente!”

E menomale che non ho fatto il militare
Sì, menomale, sai che risate

C’è chi non conosce Dante
Chi c’ha tutto da imparare
Chi è felice quando piange
Chi si veste da soldato a carnevale

Io mi nascondo tra la gente
Sì, a carnevale non so che fare

Tu vestita da bambina
Prigioniera, vuoi scappare
Da una perfida regina
Così seria da star male

Non so dirti una parola, non ho niente di speciale
Ma se ridi poi vuol dire che una cosa la so fare
Se mi lancio in un’aiuola casco e non mi faccio male”

Cesare Cremonini – Il comico

2 commenti su “E se ridi poi vuol dire che una cosa la so fare”

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