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Pranamat ECO: ovvero come risvegliare un lato zen che non ho mai saputo di avere

È capitato più o meno a fagiuolo.

È successo che mi hanno selezionata come cavia di quello che io chiamo “il tappeto del fachiro” in un periodo della mia esistenza caratterizzato da parecchia tensione e non pochi acciacchi fisici correlati.

Si sa, la tensione gioca brutti scherzi.

Lo stress psicofisico è una brutta bestia, ti fa vedere tutto nero e il bicchiere sempre mezzo vuoto, ed a risentirne non è solo l’umore ma anche la salute.

Nel mio caso, la testa.

Sono due settimane che soffro di cefalea tensiva ed ho ricevuto il Pranamat ECO, di cui ora vi parlerò, esattamente due giorni prima di trascorrere una gioiosa notte al pronto soccorso in preda ad un attacco incontrollabile di cefalea, implacabile con qualsiasi farmaco (ne ho provato anche qualcuno che non so fino a che punto fosse legale).

Ad oggi, dunque, sono due settimane che lo sto provando.

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Il Pranamat ECO è un materassino terapeutico massaggiante manuale fabbricato in UE con materiali ecologici, approvato e certificato come dispositivo medico.

E a cosa serve, esattamente?

Serve a rivitalizzare mente e corpo, aiuta ad alleviare i piccoli dolori e le tensioni muscolari, è perfetto per fare yoga e per conciliare il sonno migliorandone la qualità.

Sul sito sono elencati e dettagliati i programmi di utilizzo di Pranamat ECO, così da migliorarne l’efficacia e le prestazioni: si va dal programma relax al programma yoga, dal programma per il sollievo dal dolore a quello per la pratica sportiva.

Io, in queste due settimane, mi sono concentrata sull’aspetto rilassante e distensivo di questo materassino.

Sia ben chiaro: non è miracoloso, non vi guarisce le ernie al disco, non vi cura la cefalea, non vi rende narcolettici se soffrite di disturbi del sonno e non vi fa spuntare il terzo occhio se siete amanti dello yoga.

Ma è un valido aiuto, lo devo ammettere.

Non occorre fare altro che sdraiarcisi sopra, possibilmente senza nessuno che vi salti in testa o vi cammini sulle costole (vostro figlio, tanto per citare un esempio a caso), e meditare in silenzio per una quindicina di minuti circa.

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C’è solo una cosa di cui vi devo avvertire: va maneggiato con cura, nel vero senso della parola, perché quei carinissimi fior di loto massaggianti che vedete applicati sul tessuto sono terribilmente rigidi ed appuntiti e, se da un lato servono a donare sollievo al corpo affaticato, dall’altro vi infilzano a tradimento i polpastrelli se agguantate sovrappensiero il Pranamat ECO dimenticandovi della sua consistenza “ostile” (ed è per questo che l’ho soprannominato il tappeto del fachiro).

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Io l’ho trovato rilassante e la sera mi piace utilizzarlo standomene comodamente seduta sul divano davanti ad un bel film e ad una tazza di tisana fumante.

Sarà un caso, eh, però credo vi siate accorti anche voi che sono più o meno due settimane che mi sono ammansita ed ho riscoperto il piacere delle piccole cose, traendone serenità ed armonia.

Sarà un caso, eh.

Ma, nel dubbio, io continuo ad usarlo.

Che è meglio per tutti quanti.

2 commenti su “Pranamat ECO: ovvero come risvegliare un lato zen che non ho mai saputo di avere”

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