Me lo ricordo bene quel giorno di inizio marzo in cui Niccolò è stato ricoverato in ospedale. Aveva solo settanta giorni.
Era da alcuni giorni che aveva una tosse terribile e, nonostante gli aerosol e le terapie farmacologiche, non accennava a migliorare.
Poi, all’improvviso, è comparsa anche la febbre ed è diventato inappetente.
La pediatra si era raccomandata il giorno prima di correre in ospedale se fosse comparso uno di questi sintomi: febbre, inappetenza, affaticamento respiratorio.
E Niccolò li aveva tutti e tre.
Ricordo che al momento del ricovero gli attacchi di tosse erano diventati terribili: duravano alcuni minuti al punto da fargli mancare il respiro e mandarlo in apnea, le labbra si facevano cianotiche ed il viso paonazzo e sembrava stesse per soffocare.
Credetemi, è stato terribile.
E ancora più terribile è stato sentirsi dire dai medici, al momento dell’accettazione in pronto soccorso: “Speriamo con tutto il cuore che non sia pertosse, altrimenti c’è da preoccuparsi!”
Fortunatamente si trattava “solo” di una brutta bronchiolite con broncospasmo che ci ha tenuti reclusi per alcuni giorni.
La stessa scena si è ripetuta quest’anno, a fine febbraio, quando Niccolò è stato ricoverato in ospedale per una settimana per una bronchite asmatica con broncospasmo e, all’accettazione in pronto soccorso, vedendolo cianotico e a tratti in apnea, ci hanno chiesto se fosse stato vaccinato così da escludere la possibilità che avesse contratto la pertosse.
La sola idea che la pertosse potesse essere simile o addirittura ben peggiore ci ha aperto gli occhi sulla pericolosità della malattia che, soprattutto nei bambini piccoli, può portare a conseguenze drammatiche.
Credetemi, vedere il proprio figlio che annaspa senza fiato in preda a incontenibili attacchi di tosse è qualcosa che farebbe ricredere chiunque sulla “banalità” della pertosse che, ripeto, grazie al cielo non ha colpito Niccolò anche se il sospetto è stato inizialmente forte.
Così, considerato che poco tempo fa ho partecipato ad un intervento del Dottor Salari, Medico chirurgo specialista in Pediatria, che parlava proprio della pertosse e di quanto sia importante proteggere i bambini dalle sue tremende conseguenze, ho pensato di stilare e condividere con voi una lista di dieci cose che un genitore dovrebbe sapere su che cos’è, su come si manifesta e su come ci si può proteggere, sia da bambini che da adulti.
- La pertosse si contrae per via aerea attraverso la tosse e gli starnuti dell’individuo infetto ed è contagiosa sin dall’insorgere dei sintomi e fino a tre settimane dopo la scomparsa degli attacchi di tosse, dunque per un lasso di tempo decisamente lungo.
- Viene chiamata anche “tosse dei cento giorni” perché può durare da tre a dieci settimane, determinando nell’individuo infetto fino a quaranta attacchi di tosse al giorno che spesso portano ad apnea.
- Nei bambini con meno di un anno di vita la pertosse è altamente pericolosa, con una letalità fino al 70% per complicanze broncopolmonari e neurologiche.
- Il bacillo della pertosse (Bordetella pertussis) aderisce alla mucosa respiratoria e produce pericolose tossine che inibiscono il sistema immunitario, producono un danno alla mucosa della trachea ed irritano perfino il sistema nervoso centrale.
- Gli attacchi di tosse, caratterizzati da un violento e sonoro atto inspiratorio – da cui la comune dicitura di “tosse asinina” – possono essere tanto violenti da provocare prolasso rettale, fratture costali (più tipiche negli individui anziani, che possono essere colpiti dalla malattia) o gravi danni neurologici derivanti dalla mancata ossigenazione del cervello durante le apnee.
- Il vaccino contro la pertosse è l’unico efficace mezzo di prevenzione.
- I neonati sono i più vulnerabili, soprattutto nei primi due mesi di vita nei quali non è prevista la copertura vaccinale.
- L’immunità contro la pertosse, sia naturale (ovvero dovuta all’aver contratto la malattia) sia acquisita attraverso la vaccinazione, non è persistente e duratura: ciò significa che si può contrarre la malattia – e naturalmente la si può trasmettere – più di una volta (in media 2 volte nel corso della vita).
- Considerando che si stima che l’immunità contro la pertosse possa ridursi nell’arco di un periodo variabile da 4 a 12 anni, a seconda della risposta e dell’assetto immunitario del singolo individuo, il vaccino contro la pertosse è consigliato nel terzo trimestre di gravidanza (a partire dalla ventottesima settimana di gestazione) poiché considerato l’unico mezzo efficace per trasmettere le immunoglobuline al feto, proteggendolo così nei primi mesi di vita fino al ciclo di vaccinazione primaria. Lo stesso vale per i parenti stretti e per coloro che entreranno in contatto con il neonato.
- La pertosse è una malattia assolutamente da prevenire, non da curare.
Ormai lo sappiamo: lo so io, lo sapete voi, lo sanno tutti. Il tema dei vaccini è uno dei più scottanti degli ultimi anni e io non sono certo qua per disquisire delle scelte altrui.
Io sono qui solo per dire la mia, con rispetto ed educazione, parlando in prima persona delle mie scelte e non volendomi in alcun modo sostituire a voi genitori, al pediatra di cui vi fidate o alle vostre convinzioni e alle vostre paure.
Vi voglio lasciare però con un video che sono certa non possa lasciarvi indifferenti.
Forse, la più efficace forma di prevenzione, è la sensibilizzazione.
Guardatelo, sono certa che possa aiutarvi a riflettere.
*Post in collaborazione con Educom