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Quando la paura di aver fallito si fa concreta e pensi che sia la fine, invece è solo l’inizio

Ormai lo sapete tutti, ho passato un periodo decisamente così così.

Dall’oggi al domani mi sono trovata a svegliarmi domandandomi: e adesso che cosa faccio?!

Mi sono sentita una fallita, quelle che per me erano delle solide certezze si sono sgretolate sotto i piedi nel giro di mezza giornata, senza neanche avere il tempo di poter metabolizzare la cosa.

Mi ci è voluto del tempo per ritrovare l’equilibrio di una quotidianità completamente stravolta e completamente da ricostruire.

Sembrerà una cazzata, lo pensavo anche io.

Mi dicevo che semplicemente quello che prima facevo la sera e talvolta anche la notte lo avrei diluito nell’arco della giornata, integrandolo di buoni propositi come quello di andare in palestra oppure passando più tempo con mio figlio e la mia famiglia.

Ma la realtà è che lo spettro di sentirsi un peso morto che deve reinventarsi per arrivare a sera senza avere un cazzo da fare è molto più vicino di quanto si possa immaginare.

Faccio ancora fatica a digerire gli sguardi compassionevoli di chi muta l’espressione del viso in uno sguardo contrito quando si rende conto che non ho più un lavoro e che dunque ne consegue che al momento “sono a casa”.

“Ah, quindi adesso sei a casa?!”

Essere a casa, nell’immaginario collettivo, equivale a fare le pulizie, la spesa e poco altro.

E a poco a poco ti rendi conto che quegli sguardi, dietro la smorfia di compassione, celano QUEL pensiero.

“Beata te, che adesso sei a casa a fare un cazzo. E ti lamenti pure!”

Io ci ho messo cinque mesi a ritrovare me stessa.

Ci ho messo cinque mesi a tollerare il fastidio di non avere più la giornata scandita da ritmi predefiniti, orari da rispettare, tabelle di marcia a cui non poter sfuggire, impegni da portare a termine e tempo prezioso da elemosinare alla famiglia.

È destabilizzante, ve lo dico.

È umiliante vedere gli altri sbuffare il lunedì perché è lunedì, sorridere il martedì perché è già passato il lunedì, gongolare il mercoledì perché la settimana è già a metà, alleggerirsi il giovedì perché domani è venerdì, andare in estasi il venerdì perché stasera inizia il weekend, per ricadere poi in depressione la domenica sera perché domani è lunedì.

Quando per te ormai il lunedì ha lo stesso sapore del venerdì.

Credete sia facile?!

Credete sia divertente?!

Certo, alla fine questa esperienza si è rivelata essere la mia più grande opportunità di rincorrere un sogno, adesso più vicino ma pur sempre ancora troppo distante per poter essere considerato tangibile.

Adesso finalmente ho trovato un equilibrio fatto di piccole soddisfazioni per la mia nuova esperienza come mamma a tempo pieno e blogger a tempo perso, intervallata da sprazzi di altruismo in cui aiuto anche mio marito a sopravvivere alla sua snervante vita da agente di commercio.

Però, ripeto, è stato tutto fuorché facile.

Ero sull’orlo del precipizio.

Un passo avanti e sarei caduta, uno indietro e avrei dovuto rimettere insieme i pezzi di quello che mi era rimasto.

Ho scelto di fare un passo indietro, senza sapere che in realtà ne stavo facendo dieci avanti, nella direzione opposta al precipizio.

Adesso posso finalmente sospirare e guardare avanti con ottimismo, godendo appieno di questa opportunità che la vita mi ha offerto anche se non proprio su un piatto d’argento.

È proprio vero: le cose belle non sono mai facili.

Ma non sono nemmeno irraggiungibili.

Ed io ne ho avuto la prova.

***

“Quando non sai trovare in te 
nè verità nè conclusione 
Tu non ti abbattere, 
rimani in te 
prendi un foglio 
e scrivi una canzone… 
E se non sai più ridere 
nè di te, nè del dolore 
tu non ti abbattere, 
rimani in te 
prendi un foglio e scrivici il tuo nome… 
Quella sei tu, 
come eri bella in questa foto a testa in giù, 
come ridevi o dovrei dire, 
com’eri tu. 
E se non sai capire 
se la realtà è un illusione 
tu non ti abbattere 
rimani in te, 
prendi un foglio 
e scrivi le parole… 
Quella sei tu! 
I tuoi sorrisi non nasconderli mai più! 
Ti serviranno vedrai ancora! 
Ti serviranno vedrai ancora! 
Ti serviranno vedrai! 
Ti serviranno vedrai! 
Ancora! Ancora! Ancora! 
Finchè non sai trovare in te 
le verità della ragione 
tu non ti abbattere 
rimani in te, 
prendi un foglio 
e scrivi una canzone…”

Cesare Cremonini

10 commenti su “Quando la paura di aver fallito si fa concreta e pensi che sia la fine, invece è solo l’inizio”

  1. Ciao Silvia, anche io mi sono trovata nella tua stressa situazione.
    Io abito a in un paese nella nella provincia di Milano. Appena preso il diploma, giusto il tempo di far passare l’estate, mi ritrovai catapultata in centro a Milano a lavorare. E pensare che in quel posto neanche ci volevo andare. Avevo lasciato il curriculum per far contenti i miei genitori. Bene, per quella azienda lavorai 6 anni. 6 anni a farmi un culo allucinante in primis per Il viaggio di andata e ritorno ( con i mezzi perennemente in ritardo sia chiaro) e in secundis perché non era una lavoro facile. Ma ero contenta.
    Poi, aimè ( ironico ) scoprii di essere rimasta incinta. Passata la maternità mi diedero un bel calcio nel didietro che mi fece tornare a casa e mi ci fece restare. Da allora sono passati quasi 3 anni. Non ho ancora un lavoro e spesso mi sono messa le mani nei capelli perché di occuparmi solo di casa mia e di mia figlia non ne volevo più sapere.
    Ho fatto colloqui su colloqui di cui il 99,9% mi hanno fatto ridere. Qull’ 1% ho lavoricchiato un paio di mesi e poi…CIAONE anche li!
    Alla fine ho raggruppato i pensieri e le idee e mi sono detta:” inutile farsi venire il nervoso, il lavoro lo sto cercando se arriva la proposta decente bene, diversamente sto a casa a fare la mamma. Sicuramente un domani rimpiangerò i giorni di cazzeggio con mia figlia perché sarò presa magari da un impegno dietro l’altro”.
    Per cui mi godo mia figlia, la mia casa, il mio cane, il gatto sguercio e la tartaruga e tanti saluti! 😉 Un bacione

    1. Bellissimo, il finale! Direi che lo spirito è quello giusto. Se c’è una cosa che ho capito, in questi mesi, è che piangersi addosso non serve a niente, se non a farci perdere di vista le cose belle e gli aspetti positivi di questa situazione. Un bacio immenso!

  2. Post bellissimo…vero, sentito e pieno di ottimismo e speranza…sto sentendo sulla mia pelle quello che si prova a non avere più le giornate scandite da orari impegni ecc ecc,non pensare se sia lunedì o venerdì…dire …”Non sto lavorando”sembra una condanna …Un punto. Invece e bello che nella tua esperienza sia stata una ripartenza.

    1. Lo sarà anche nella tua. Non sei sola, non sei l’unica e un modo per svoltare le proprie giornate esiste, sempre! Un bacio!

  3. Ciao, ti seguo da poco, non ho ancora avuto il tempo di andare a leggere tutti i tuoi vecchi post (ma alcuni sì) e non posso immaginare quello che hai passato.
    Posso solo dirti che cambiare è sempre in qualche modo doloroso, reinventarsi non è mai facile, il nostro giudizio poi pesa più di quello degli altri…
    Ma ne sei uscita e ora…Goditi la vita e corri a prendere quel sogno che ora è più a portata di mano!

  4. Non sai quanto ti capisco. Stesse emozioni. Reinventarsi ogni giorno o a cadenza quasi annuale non è per nulla facile, ma chi ha il bel posto fisso con tutti i diritti di questo mondo queste cose non le può capire fino in fondo. Ad ogni modo, forza e coraggio 🙂

  5. Ciao cara, è capitato anche a me! A 28 anni mi sono sposata, e per darci l opportunità di avere un futuro migliore siamo andati via dalla Toscana. Siamo sbarcati in Piemonte con l’ offerta di un buon lavoro per mio marito. Io qui non ho nessuno, NESSUNO. Neanche un lavoro, nonostante l’impegno profuso per laurearsi a 26 anni. Per gli altri io sono a casa, in panciolle. Anche io per mesi mi sono sentita così come te, un peso. Poi la vita mi hadato uno schiaffo fortissimo dritto in faccia: l’aborto spontaneo del mio primo adorato figlio. Oltre mia madre e mio padre non è venuto nessuno in Piemonte. Ho passato, dopo solo 3 giorni dall’aborto, anche 12h da sola. Ero sull’orlo di un baratro. Poi ho pensato: io sarei un peso?!?! E questa gente senza compassione cosa è?!? Io faccio tutto in casa e soprattutto rendo serena la vita di mio marito che a sera torna,trova pulito, la cena fatta e possiamo uscire per un caffè. Ho scelto di essere felice, perché tanto tutti i NESSUNO che non sono venuti a trovarmi se ne sbattono se hai un lavoro o no. Credimi.

    1. Mi dispiace tantissimo per la tua situazione ma, credimi, non sei sola e soprattutto non sei l’unica ad aver preso calci nel culo. Le cose belle ci sono, basta saperle trovare e coltivarle strappando le erbacce che gli stanno intorno togliendogli ossigeno. Ti abbraccio immensamente e ti mando un bacio!

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