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Il Nic e il Capodanno

Tirando le somme, l’anno che si è appena concluso è stato, logicamente, meraviglioso sotto ogni aspetto.

Se ripenso ad un anno fa, ero lì a pregare che il Nic non nascesse sotto le feste o, peggio ancora, proprio il 31 dicembre. Non so spiegarvi il perché, ma ho sempre pensato che fosse più bello nascere all’inizio di un nuovo anno, piuttosto che alla fine. Forse perché sono di gennaio. Non so. Comunque è così.

Il 31 dicembre 2014 lo avevamo festeggiato in un ristorante giapponese con una coppia di amici conosciuti al corso preparto. Io avevo il termine il 26 gennaio, lei il 24. Io ero considerata “a rischio di parto pretermine”, lei anche. Io aspettavo un maschio, lei anche. Insomma… Ci siamo trovate.

Eravamo lì con le nostre paturnie, a domandarci come sarebbe stato, quanto male ci avrebbe fatto, quante ore avremmo impiegato e a festeggiare di essere riuscite a tenere le gambe chiuse fino alla mezzanotte. Eh sì, perché anche lei ci teneva ad immatricolare il suo nano nel 2015.

Quest’anno, per mantenere viva la tradizione, abbiamo deciso di festeggiare il Capodanno sempre con loro. Sempre in un ristorante giapponese. Ma, stavolta, il ristorante era fantastico. E, stavolta, eravamo in sei. Quattro sedie e due seggioloni. Quattro calici e due biberon.

Intanto, è bene precisare che abbiamo mangiato divinamente.

Allego foto dimostrativa, così, giusto a confermare che non dico cazzate.

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Devo dire che, a parte vari tentativi di suicidio afferrando bacchette, bicchieri e coltelli, il Nic si è comportato benissimo. Lui, che alle 21 generalmente cola a picco nel suo lettino, se n’è rimasto seduto e composto nel suo seggiolone fino alle 22,30. Poi, avendo cominciato a dare segni di squilibrio, è stato ficcato nel passeggino ed invitato tra le braccia di Morfeo, anche perché nel frattempo era arrivata la mia tartare di salmone e me la volevo godere come una persona normale.

Quando mancavano dieci minuti alla mezzanotte, forse perché non voleva sentirsi escluso dai festeggiamenti, si è svegliato, ha brindato con noi, ha ballato, ha sorriso a chiunque gli si avvicinasse.

Un cameriere si è anche offerto di farci una foto, forse perché ha intuito che di foto di famiglia ne abbiamo ben poche.  O, forse, solo perché è cinese, e i cinesi fanno foto anche ai pavimenti (Sì, lo so, ho scritto cinese ed il ristorante è giapponese, ma loro sono intercambiabili).

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Siamo tornati a casa alla 1. Abbiamo dovuto lottare fino alle 2 per far addormentare il Nic: era ancora in vena di festa.

“E va bene, dai, almeno domani mattina ci lascia dormire”, disse profeticamente il marito uccello del malaugurio.

Alle 7,30, puntuale come uno svizzero e come le tasse, si è svegliato.

È appena passato mezzogiorno e, nell’ordine, ho già: ammollato per due ore le lenticchie, affettato il soffritto, preparato il brodo vegetale, cucinato le lenticchie, sistemato casa, caricato la lavatrice, rotto un’unghia, steso, imprecato, messo a dormire il nano, messo a tacere il marito, imprecato nuovamente, bruciato un guanto da cucina e scritto questo post.

Mio fratello e mia cognata stanno per arrivare a pranzo ed io sono ancora struccata, in leggings e Crocs.

Buon 2016 a tutte! E che il sonno vi accompagni per tutta la vita (o comunque finché i nani non si saranno sposati).

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