Io ho paura.
Sono una persona adulta, una moglie, una mamma.
E ho paura.
Ho paura per mio figlio, per il suo futuro, per il mondo che francamente si prepara ad accoglierlo con i peggiori auspici, nell’incertezza e nella preoccupazione più assoluta.
Io ho paura, perché questo mondo non lo riconosco più.
Quando ero piccola – ma forse ero io a vedere il mondo con occhi innocenti – tutto era più innocuo, buono, inoffensivo.
Quando ero piccola, ricordo che andavo a piedi a casa delle amichette oppure uscivo in bicicletta e l’idea che qualcuno potesse portarmi via, offendermi, rapirmi o stuprarmi era l’ultimo dei miei pensieri.
Eh beh, certo, quando sei una ragazzina a queste cose non ci pensi.
Ma il fatto è che anche i miei genitori ci pensavano fino ad un certo punto: si raccomandavano con me di non fare tardi, di non fare la scema in giro, di avvisare per qualsiasi problema o ritardo. Il pensiero, certo, c’era, ma veniva preso in considerazione come episodio tanto improbabile quanto funesto.
Ora, invece, ormai non ci si stringe più nemmeno il cuore a sentire certe notizie al telegiornale e in radio o a leggerle su un quotidiano, perché sono diventate la normalità.
La disgrazia è diventata la normalità.
E, cosa ancora peggiore, è diventata normalità anche la cattiveria, la brutalità, l’efferatezza.
Gente che ti accoltella se gli suoni il clacson perché sta messaggiando al cellulare con il semaforo ormai verde da due minuti.
Gente che ti stupra perché ti incrocia casualmente per strada nell’istante in cui si ricorda di avere voglia di fare una scopata, e poi magari ti butta addosso una tanica di acido perché si annoia, sai, deve pur passare la giornata in qualche modo.
Gente che ti spara a bruciapelo perché gli citofoni facendo notare che il cane che abbaia alle quattro di mattina, adesso che è estate e le finestre stanno aperte, sveglia tuo figlio che dorme nella cameretta vicino al giardino.
Gente che ti gonfia di botte perché hai detto che quelli dell’Isis dovrebbero bruciare vivi fino all’estinzione completa.
Gente che ti riga la macchina nel parcheggio del supermercato perché “c’ero prima io, coglione, quel posto è mio” “ma no, signore, mi perdoni, guardi che io è da venti minuti che sono qui ad aspettare con le quattro frecce”.
Gente che resta secca sull’asfalto perché quello che guidava era schifosamente fatto al punto da non rendersi conto di andare in contromano in autostrada.
Gente che alle volte, come se non bastasse, decide di farsi fuori da sola per la disperazione.
Io a volte non ci dormo la notte.
Io giuro che, da quando sono diventata mamma, cambio spesso canale alla tv perché non riesco più a sopportare la violenza raccontata dai telegiornali.
Non riesco più nemmeno a guardare certi film, a dire la verità.
E, nella stragrande maggioranza delle volte in cui faccio partire un video di Youtube o Facebook che contiene immagini forti o esplicite (bambini, uomini o animali che siano i protagonisti), lo interrompo dopo pochi secondi di visione.
Perché non ce la faccio.
Perché mi sento male.
Perché ho paura.
Ho paura di cadere, e di farmi male al cuore.
Perché mi spaventa davvero, questo mondo che verrà.