Ore 12,30: esco dall’ufficio e mi dirigo verso l’estetista, sono già in ritardo.
In verità ci provo a non fare ancora più tardi, ma c’è un traffico incredibile.
Penso al solito “passo io, passi tu” all’incrocio del semaforo con conseguente incidentino del cappero ed annessa coda chilometrica.
E invece c’è il camion con il cartellone pubblicitario del circo, che crea una coda pazzesca mentre procede a passo d’uomo mentre la registrazione trasmessa al megafono invita ad accorrere numerosi all’ultimo sorprendente spettacolo serale prima della trasferta, “una gioia per grandi e piccini”.
Prima di autoinnescarmi in uno sproloquio mentale, osservo il tabellone per verificare di che tipo di circo si tratti. Non sia mai che mi surriscaldi per un fuoco di paglia.
Come immaginavo: poster con leoni, tigri, elefanti, cavalli e metà degli animali che Noè s’è preso la briga di caricare sull’Arca qualche annetto fa.
Mi assumo la piena responsabilità di quello che sto per scrivere, consapevole di suscitare tanti consensi quanti insulti, ma devo proprio dirvelo perché ce l’ho qui che mi balla sul gargarozzo e se non lo scrivo poi stanotte mi giro nel letto.
Non portate i vostri figli al circo.
Non voglio fare la parte della bacchettona rompicoglioni anche se spesso mi viene bene e non voglio nemmeno fingere di essere l’animalista che non sono: talvolta mangio bistecche e spiaccico ragni a ciabattate sul muro, ma questa è un’altra storia e col circo non ci azzecca nulla.
Certo, il circo mi sta sulle palle perché non serve guardare le migliaia di video di maltrattamenti disponibili su YouTube per rendersi conto che ai domatori servono le cinghiate per addestrare una scimmia a raccogliere le mance o delle frustate a suon di catene d’acciaio per spiegare ad un elefante che si deve sedere sullo gabellino di legno anziché stravaccarsi nella terra come farebbero i suoi compari residenti in Africa.
A me il circo è sempre stato sulle palle fin da piccola perché quei tendoni tutti colorati e quelle persone e quegli animali pieni di lustrini non li ho mai digeriti, così, a pelle.
E sono contenta a posteriori del fatto che i miei genitori non mi ci abbiano mai portata, essendo anch’essi fermi sostenitori dell’indigeribilità del circo.
Ma il motivo del mio invito a non portare i vostri figli al circo è un altro, e totalmente estraneo a tutto ciò che ho scritto sopra.
Il circo in sé probabilmente è anche bello, anche se a me non interessa e dunque non ci vado per principio.
Ma trovo che il circo che vede tra i propri protagonisti anche gli animali sia estremamente diseducativo.
“Amore, guarda che bello il leone con il cappellino di paillettes che cammina su due zampe e ci saluta! E hai visto l’elefante che gioca a palla con la proboscide? E guarda là in fondo, c’è la tigre con il giacchetto nero che sta in equilibrio sul triciclo!”
Non è la realtà. Ed è destabilizzante.
A me da piccola hanno insegnato che il leone è pericoloso, vive nella Savana e quando si sveglia la mattina pensa solo ad una succulenta gazzella da sgozzare per colazione. E non ne sono rimasta traumatizzata, anzi. Ho solo preso atto del fatto che il leone non rientra tra gli animali domestici e che se anche volessi averne uno che gira per casa con quella folta criniera e pur offrendogli amore e coccole, sono consapevole del fatto che probabilmente mi mangerebbe come merenda al posto del Kinder CereAlè.
Io e mio marito non porteremo mai Niccolò al circo, nemmeno se ci implorasse.
Lo porteremo nei musei, guarderemo tantissimi documentari, sfoglieremo libri illustrati e leggeremo libri istruttivi, di quelli dove il leone usa la tibia dell’antilope come stuzzicadenti e l’elefante si rotola nella melma per proteggersi la pelle da sole e dagli insetti mentre gli uccellini lo spulciano dai parassiti.
Noi non porteremo mai Niccolò al circo nemmeno se ci implorasse.
Non per fargli un torto, bensì un favore.
[Poi, ci mancherebbe, voi fate quel che volete. Ma io proprio ve lo dovevo dire].
2 commenti su “Il circo in città”
Ciao, io Mattia non l’ho mai portato al circo. Non mi piace l’utilizzo di animali che ne viene fatto. Da ragazzina abitavo nella zona che veniva data in uso al circo di passaggio ….. mi ricordo che andando a scuola e sbirciavo le gabbie e le improvvisate stalle dove dormivano gli animali . Ero ovviamente incuriosita ma la sensazione di tristezza era profonda.
Hai proprio ragione, la curiosità di vedere animali altrimenti impossibili è tanta. Ma quando poi li guardi negli occhi ti rendi conto di quanto tutto sia tremendamente sbagliato!