“Morta la bimba dimenticata in auto al sole per 4 ore dalla madre”
Questa è la notizia che, da ieri, è sulla bocca di tutti.
E se succedesse a me?
Questo, invece, è il mio titolo.
Questo titolo è sbagliato, oppure no?
Avrei potuto usare il trapassato e scrivere “e se fosse successo a me?”, ma sarebbe stato sbagliatissimo.
Perché la verità è che non è successo a me, stavolta, ma potrebbe succedere in qualsiasi momento, anche domani.
Un gesto diverso dal solito, un percorso fuori programma, un imprevisto che spezza la routine. E non solo quella.
Non dovrebbe succedere, certo, ma potrebbe.
Il condizionale, dunque, è d’obbligo, così come d’obbligo è tacere.
Anzi, sarebbe d’obbligo tacere.
Perché così non è.
Siamo sempre pronti a giudicare e, peggio ancora, ad offendere, insultare, denigrare, sputare sentenze prive di umanità e, soprattutto, senza cognizione di causa.
Cognizione di causa: conoscere le circostanze, sapere cosa è successo prima, che cosa ha provocato il tragico evento.
Cosa ne sapete, voi?
Cosa ne sapete di quella madre, di cosa le è successo, di che periodo stressante stesse probabilmente passando?
Cosa sapete della sua situazione, delle sue abitudini, dei suoi routinari spostamenti?
No, non avete il diritto di giudicare, mi dispiace.
Avete il diritto di restare sgomenti, certo.
Anzi, è giusto restare sgomenti.
E basta.
Avete il dovere, invece, di immedesimarvi.
Voi, da genitori, avete il dovere di comprendere un simile dolore, un tale strazio.
Avete il dovere di portare rispetto verso una persona che, certamente, non ne proverà più un briciolo per se stessa per il resto della vita, sempre che così si possa chiamare quel che resta di un’esistenza devastata dal dolore e dalla consapevolezza di essere stata l’involontaria artefice della morte della propria figlia.
Avete il dovere di pensare che “porca puttana, è successo, e quei genitori potevamo essere noi! Anzi! Potremmo essere noi, e questa tragedia deve servirci da monito!”.
Avete il dovere di fare in modo che non accada anche a voi.
E dovete tacere.
O, se proprio dovete dire la vostra, fatelo lontano da quei genitori.
“Quei” genitori, un giorno, potreste essere voi.
Rifletteteci.
[E questo, ovviamente, è solo il mio modesto e personalissimo parere]