Alcune settimane fa, sul mio canale Instagram, ho lanciato un sondaggio ai genitori in risposta alla domanda: “Quanti di voi hanno avuto, anche una sola volta, un qualsiasi motivo di preoccupazione legato alla sfera comunicativa dei vostri bambini (ad esempio ritardo nel linguaggio, balbuzie, difficoltà di pronuncia ecc…)?”
La risposta affermativa è arrivata dal 70% dei genitori.
Significa che più di due genitori su tre hanno avuto (o hanno tuttora), almeno una volta nella vita, un motivo di preoccupazione legato al linguaggio e/o alla sfera comunicativa dei propri bambini.
È vero che poi, nella maggior parte dei casi, si tratta di preoccupazioni passeggere che si risolvono spontaneamente, ma è anche vero che quando ci si preoccupa per la salute dei bambini la testa di noi genitori comincia a fare viaggi complessi e mai rassicuranti.
Comunque, torniamo al sondaggio.
Davanti a quella percentuale tanto alta ho pensato che l’unica cosa utile da fare fosse abbracciare un progetto che potesse supportare a 360° tutte quelle preoccupazioni, convertendole in un’opportunità di confronto e, laddove necessario, di intervento e di percorso attivo.
La scelta non sarebbe mai potuta ricadere su altro che non fosse il progetto Vivavoce, una realtà che ho avuto il privilegio di conoscere da vicino ed osservarne il dietro le quinte grazie al supporto di un’amica d’infanzia, anima e collaboratrice proprio del Centro Vivavoce.
Vivavoce è un centro specializzato nella prevenzione, nella diagnosi e nella riabilitazione dei disturbi e delle difficoltà legati alla voce e al linguaggio, alla comunicazione, alla sfera psicologica ed emotivo-comportamentale. Rappresenta, in particolare, dal 2011, un’eccellenza nella cura della balbuzie, per la quale offre un percorso riabilitativo basato sul metodo MRM-S (Muscarà Rehabilitation Method for Stuttering), dimostrato scientificamente.
Ciò che fa la differenza, è che Vivavoce ha un’anima: quella di Giovanni, il suo Fondatore.
Il Centro Medico Vivavoce nasce infatti dalla forza d’animo e il desiderio di Giovanni Muscarà, ex balbuziente, di dedicarsi totalmente allo studio e alla sperimentazione di un nuovo approccio per risolvere la sua balbuzie, dato l’insuccesso di tutti i precedenti tentativi.
Grazie a un lungo percorso in team con neurologi, fisioterapisti, psicologi e logopedisti, e a una fase di sperimentazione sul campo, nasce il nuovo Metodo MRM-S (Muscarà Rehabilitation Method for Stuttering) oggi dimostrato scientificamente.
“Il centro non nasce da un’idea, ma da un bisogno: il mio. Ho sempre balbettato in maniera importante fin da bambino, perdendo totalmente il controllo dei muscoli del viso e del collo. E ho sempre sognato di poter parlare liberamente, come gli altri” – Giovanni Muscarà.
È per questo che la missione di Vivavoce è accompagnare e curare in maniera efficace chiunque soffra di balbuzie o di qualsiasi altro problema legato alla voce e al linguaggio, alla sfera psicologica ed emotivo-comportamentale.
Il centro Vivavoce vuole infatti diventare il riferimento per chiunque sperimenti limitazioni nell’espressione di sé, siano essi problemi nell’ambito comunicativo, sia a quello psicologico e/o comportamentale, con un particolare focus sul percorso preventivo e riabilitativo in età pediatrica.
La balbuzie è infatti un fenomeno piuttosto diffuso nei bambini tra i 2 e 5 anni di età: circa il 5% dei bambini balbetta, ma nell’80% dei casi essa rappresenta una fase transitoria e scompare naturalmente entro i 6 anni.
Può dunque capitare di sentire il proprio figlio balbettare, anche solo per un breve periodo, perchè la produzione del linguaggio nei bambini è ancora in fase di sviluppo.
Un intervento riabilitativo prima di questa età potrebbe dunque rivelarsi inutile ai fini del superamento della balbuzie.
Poiché la balbuzie, come una qualsiasi altra difficoltà comunicativa del bambino, può avere un impatto psico-emotivo sui genitori, il Centro Medico Vivavoce propone un servizio anche ai genitori (Percorso Genitorialità) per affrontare al meglio la situazione.
Il team specialistico che tesse le fila dietro la grande macchina del Centro Vivavoce è perfettamente organizzato per abbracciare a 360° le esigenze e i bisogni del paziente, avviando un percorso orientato al ritrovamento del benessere e della serenità che la fatica comunicativa toglie.
Per dimostrarvi anche l’enorme disponibilità del Centro Vivavoce ad assecondare i bisogni dei genitori, ho raccolto in macro gruppi le domande ricevute dai genitori a seguito del sondaggio di cui vi ho fatto cenno all’inizio e le ho rivolte agli specialisti del centro nel caso della balbuzie e alla logopedista nel caso di problematiche legate al linguaggio.
Le condivido con voi, certa che siano uno strumento prezioso per aiutarvi e indirizzarvi dissipando o confermando le vostre eventuali preoccupazioni.
“Balbuzie”
D: “Mio figlio balbetta e si incanta molto prima di parlare. Cosa faccio?”
R: “L’intervento migliore è consultare uno specialista per inquadrare in maniera esaustiva il problema del bambino e, se è pronto, intraprendere il percorso migliore per superare la sua fatica, con un intervento integrato. Molto dipende dall’età del bambino e dalla consapevolezza che ha della sua fatica. L’équipe del Centro Medico Vivavoce è sempre disponibile per un colloquio individuale e gratuito, per valutare un eventuale percorso di riabilitazione o per orientare il genitore verso lo specialista idoneo”.
“Il bambino parla poco”
D: “La mia bimba ha compiuto 2 anni a ottobre. Dice solo: mamma, papà, si, no e ciao. Non formula ancora nessuna frase. Il pediatra mi ha detto che se dice queste parole va bene. Di aspettare perché è ancora piccola. Noi siamo entrambi stranieri. Lui è di origini tunisine, io rumene. Non ho mai parlato con lei la mia lingua siccome ho considerato che imparerà da sola, il papà dice spesso qualche parola. Cosa dobbiamo fare? Come dobbiamo comportarci?”
D: “A due anni dice pochissime parole: è normale? Come lo sprono?”
R: “Tra i due ed i tre anni il linguaggio deve sicuramente svilupparsi a partire dalle prime parole, alle frasi contratte (cioè due tre parole che esprimono una frase) ed infine alle frasi complete. A tre anni l’inventario fonetico è completo (cioè la pronuncia corretta di tutti i suoni del linguaggio). Tenendo conto che alle volte ci possono essere dei ritardi nella pronuncia della s composta (spa sta sca) e della /r/, la frase è strutturata e la comprensione del linguaggio è adeguata.
È molto importante valutare l’aumento delle parole utilizzate, l’introduzione e lo sviluppo della frase che può variare nei tempi da bambino a bambino, ma deve essere evidente il progressivo miglioramento espressivo.
Un bambino che a due anni dice poche parole va visto e tenuto sotto osservazione.
La stessa cosa vale tra i due ed i tre anni: se il bambino dice poche parole, non le incrementa, non introduce la frase contratta e non la arricchisce mano a mano con l’utilizzo di verbi, preposizioni, articoli, ed è importante valutare l’intenzionalità comunicativa, la presenza dello sguardo condiviso, la capacità ludica.
A parte il linguaggio, che è l’aspetto visibile e facilmente riscontrabile da chiunque, è necessario tener conto di molteplici fattori che possono influire sul corretto sviluppo del linguaggio: il parto, la gemellarità, la familiarità per disturbi del linguaggio, il tipo di allattamento, lo svezzamento che include la masticazione, le abitudini alimentari, l’utilizzo prolungato di succhiotto e/o biberon, succhiamento del dito, la respirazione, l’utilizzo dei gesti deittici (cioè l’utilizzo di gesti per indicare o mimare richieste), la stimolazione ambientale. Importantissima è la presenza di vocalizzazione e lallazione che avviene tra i 6 e i 10 mesi, durante i quali il bimbo prova i suoni della sua lingua, allena la muscolatura orofacciale e crea degli engrammi motori a livello centrale.
Per quanto riguarda i bambini bilingue le nuove linee guida suggeriscono di parlare la lingua madre in casa lasciando al bambino la possibilità di imparare la seconda o terza lingua quando verrà scolarizzato. Quando il bambino viene scolarizzato potrebbe esserci un arresto sullo sviluppo della lingua madre ed un ritardo successivo tuttavia, se non ci sono difficoltà o disturbi del linguaggio, il bambino imparerà le due lingue anche se con ritardo.
Credo sia utile fare una visita logopedica di osservazione tra i due ed i tre anni se i genitori rilevano un ritardo di linguaggio come descritto sopra in modo tale che la logopedista possa valutare tutti gli aspetti elencati precedentemente e dare dei consigli utili (counseling familiare)”.
“Il bambino non pronuncia o pronuncia male alcuni fonemi”
D: “La mia bimba ha 4 anni, quando parla e dice la lettera S mette la lingua tra i denti. Che fare?”
D: “Bimba di 4 anni, mancano ancora lettere: porto pazienza o logopedista?”
D: “Pronuncia della S in D: ha 4 anni”
D: “Bimba 5 anni pronuncia la S prima delle consonanti (fetta/feSta…)”
D: “5 anni, frasi complete, discorsi ottimi, non riesce a pronunciare la S vicino alle altre consonanti”.
D: “Mio figlio, 3 anni a gennaio usa molto le T ed invece vedo che non riesce ad usare la C”.
R: “Dai tre anni in poi tutti i bambini che non pronunciano alcuni suoni vanno comunque visti da un logopedista che valuta le prassie bucco-linguo-facciali, l’occlusione, l’articolazione, il lessico, la produzione spontanea e la comprensione del linguaggio decontestualizzata.
Per i bambini che non pronunciano bene S e Z o che interpongono la lingua in articolazione, va valutata l’occlusione delle due arcate, il frenulo linguale, la deglutizione, la respirazione.
La pronuncia della S composta (sca sta spa) va corretta prima dell’ingresso in scuola primaria.
Tutte le sostituzioni (T al posto di C, P al posto di F, B al posto di V) vanno corrette contemporaneamente ad esercizi che ne discrimino la differenza a livello acustico uditivo e centrale.
La valutazione del logopedista dà delle indicazioni su necessità, tempi e modi di intervento dato che per alcuni bambini l’intervento può essere posticipato a vantaggio di una migliore collaborazione.
Il logopedista, in base alla valutazione, indicherà se far fare al bambino una visita NPI (Neuropsichiatra Infantile) o un’osservazione psicomotoria.
La prassi migliore è quella di fare prima la visita NPI e successivamente la visita e/o valutazione logopedica ma mi rendo conto che alle volte quando ci sono solo delle semplici dislalie (pronuncia scorretta di alcuni suoni) potrebbe non servire la visita NPI; un logopedista di comprovata esperienza è in grado di capire se indicare la visita NPI.
Per tutti i bambini che hanno avuto un ritardo di linguaggio ritengo quasi indispensabile fare una valutazione sui pre-requisiti scolastici verso i 5 anni e mezzo e suggerire eventualmente degli esercizi preparatori”.
“Pronuncia della lettera R”
D: “Come far uscire la lettera R?”
D: “Una R moscia si può correggere a 6 anni o è già tardi?”
D: “Il mio bimbo, 4 anni e mezzo, non dice la R, è normale per l’età?”
D: “La R e la L moscia andrebbe curata?”
D: “Con elevata capacità di linguaggio a 3 anni e mezzo è normale non saper pronunciare la R?”
D: “A 7 anni non dice bene la R. Abbiamo sempre fatto finta di niente ma da qualche giorno è lui a farcelo notare: cosa faccio?”
D: “Mia nipote 5 anni non dice ancora la R: deve fare delle sedute?”
D: “Mio figlio ha 5 anni e non dice la R ma il mio pediatra dice di aspettare… cosa devo fare?”
R: “Il fonema /r/ può essere impostato con poche sedute a qualsiasi età ed in particolar modo in età scolare, se assente (il bambino potrebbe ometterla nella scrittura o sostituirla con il grafema l).
Va sempre valutata la presenza di frenulo linguale: se corto impedisce il sollevamento della lingua dietro gli incisivi superiori. La mancanza del fonema /r/ fa sempre sospettare anche una deglutizione della saliva e del cibo disfunzionale con conseguente alterazione dell’occlusione dei denti (overjet dell’arcata superiore cioè incisivi sporgenti)”.
“Miscellanee”
D: “Sindrome di Rett e linguaggio. Missione impossibile? Oltre alla CAA cosa si può fare? Grazie”
R: “Dipende dalla gravità, ogni bambino è diverso”
D: “Mio figlio ha 5 anni, si mangia le parole e la bocca sorride sempre, sta sempre distesa… consigli?
R: “Va assolutamente visto”.
Vi segnalo che, nel mio piccolo, la domanda posta alla logopedista in merito alla pronuncia della R da parte di Niccolò e la sua risposta mi hanno indotta ad approfondire la situazione con una visita dentistica mirata che ha confermato la necessità d’intervenire chirurgicamente sul frenulo linguale di Niccolò che, davvero troppo corto, gli impedisce in maniera totale il corretto posizionamento della lingua che sta alla base di una corretta pronuncia della R.
Il motto del Centro Vivavoce è “Fai del tuo limite un’opportunità”.
Il mio è “Consenti al tuo limite di poter diventare un’opportunità”: non lasciate che la paura del problema diventi peggiore del problema stesso! Se avete una difficoltà, affrontatela!
Io vi ho portati a conoscenza di Vivavoce, ora tocca a voi fare il prossimo passo.
Per tutte le info e i contatti o per fissare un incontro conoscitivo gratuito per la valutazione della balbuzie o una visita specialistica, vi invito a visitare il sito istituzionale del Centro Medico Vivavoce.