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Chissà come sarà

Quando ci sono di mezzo le vacanze e un gran tempo per lasciar scorrere i pensieri che frullano, nella mia testa comincia il gioco dei “chissà”.

Non vi capita mai, quando avete a disposizione tanto tempo per riflettere e pensare, di trovarvi a fantasticare su voi stessi e sui vostri figli?

A me, con Niccolò, succede spesso.

Mi succede di vederlo giocare con una macchinina in legno ed immaginarmelo pilota di Formula 1 oppure autista di Limousine tipo Ambrogio dei Ferrero Rocher, di vederlo sorridere meravigliato davanti a un treno e pensare che un domani con ogni probabilità lo odierà con ogni fibra del suo corpo quando lo aspetterà per venti minuti al gelo delle fredde mattine invernali per andare in università, di sentirlo cantare con trasporto la sigla dei cartoni animati e vedermelo sul palcoscenico della Sagra della Porchetta a far casino insieme agli amici di scuola con cui ha messo in piedi una band che strimpella strofe di ribellione urlate sull’onda degli ormoni adolescenziali.

Tante volte mi spavento e mi preoccupo, pensando all’accozzaglia di incertezza e follia che lo aspetta fuori dal calore delle quattro mura di casa, e tante altre volte mi stupisco a sorridere davanti alla vastità di opportunità da cui potrà trarre spunto e dall’enormità di possibilità di potersi realizzare in qualcosa, qualsiasi cosa, ed essere felice

Non voglio crescerlo saturo di aspettative e di presuntuose ambizioni o con la convinzione che essere chirurgo, avvocato o ingegnere possa equivalere a sentirsi arrivato chissà dove nella vita, ma di certo voglio che cresca desideroso di potersi realizzare in ciò in cui sceglierà di appassionarsi o in ciò che il cuore sceglierà per lui, accompagnandolo senza interferire e spronandolo a non mollare, a non accontentarsi e a non fermarsi davanti ad un ostacolo o ad un tentennamento.

Nel frattempo mi godo i suoi sorrisi e la sua felicità fatta di piccole cose, fatta di un pomeriggio passato a giocare con gli attrezzi dei grandi nella bottega del nonno, fatta di stupore davanti ad un vero cacciavite ed una vera chiave inglese, di incredulità davanti ad un metro pieghevole e fatta di grida di giubilo per aver guidato – per finta – per la prima volta il muletto.

So che sembrano frasi fatte, di quelle banali e disarmanti da latte alle ginocchia, ma per me Niccolò da grande potrà fare quel cavolo che gli pare.

La Drag Queen, il lattaio, il senatore, il neurochirurgo, il falegname come il nonno, l’agente di commercio come il papà, il comico, l’astronomo, il restauratore di ukulele. Tutto.

Purché ne tragga felicità e benessere (emotivo ed economico) e che dia il massimo per essere la miglior versione possibile dei suoi sogni ad occhi aperti.

Poi, chi lo sa?!

Chissà come sarà.

Postilla: tutto. Potrà fare tutto, tranne una cosa. Perché se mi diventa blogger io gli sego gli alluci

[In queste foto, scattate nella bottega del nonno in un pomeriggio di creatività, Niccolò indossa il total look iDO Rocky Mountains: pantalone multitasche in cotone stretch, maglia a manica lunga in caldo cotone, felpa in misto cotone, piumino imbottito in piuma d’oca, scaldacollo e cappello in misto acrilico e lana. Perfetto in ogni circostanza e per fare pratica in qualsiasi mestiere voglia imparare].

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