Ieri sera ho seriamente preso in considerazione l’idea di mollare, almeno per un periodo, di lasciar perdere tutto per un po’ e di tornare alla mia precedente e tranquilla vita asociale.
Ieri sera ero stanca, affranta, demotivata e “smontata” dalla valanga di cattiverie gratuite e di polemiche scaturite in questi ultimi due giorni: un concentrato di maleducata stronzaggine che non mi sarei mai immaginata. E che per un attimo, ma per fortuna solo per un attimo, ho pensato di non saper gestire.
Poi sono andata a controllare i dati di visualizzazione del blog su Google Analytics e, come sempre, mi avete lasciata senza parole: più di 40.000 visualizzazioni. Quarantamila. In poco più di due mesi.
Una cosa che non mi sarei mai aspettata.
E queste quarantamila visualizzazioni mi sono detta che qualcosa devono pur significare.
Significano empatia, simpatia, solidarietà, affinità e (perché no) anche astio e cattiveria.
Ho le scarpe piene di sassi, oggi.
Uno ad uno, vorrei cominciare a togliermene una parte, giusto quelli che mi danno più fastidio.
Se ne infileranno altri, nel frattempo, si incastreranno meschini tra le dita dei piedi, ma piano piano imparerò a conviverci, a farmeli amici ed a non sentirli più grazie ai calli.
Volevo solo raccontare qualche retroscena, interessante per chi mi segue e mi apprezza, goloso ma spiacevole per chi non mi segue, ma mi perseguita.
Il primo sassolino riguarda i follower: non ne ho mai comprato uno. A volte capita che mi “seguano” account fake dai nomi assurdi tipo get_3000_follower_zkwld800k, ma sono goccioline nel mare che non dipendono da una mia ricerca del singolo follower in più, non è una cosa logica.
Un’importantissima annotazione tecnica a supporto della mia affermazione, per chi non conoscesse i meccanismi, è che Google Analytics non mente: tali dati sono ufficiali, tant’è che sono quelli che chiedono le aziende per decidere se collaborare con te oppure no. Puoi fregare chi ti pare, ma non il Signor Google. Per cui potrei capire lo scetticismo se avessi 15.000 follower su Instagram e 200 visualizzazioni sul blog, perché allora significherebbe che in realtà non mi si fila nessuno e i follower sono effettivamente dei fake.
Ma direi che non è il mio caso, non trovate?
Il secondo sassolino riguarda la mia onestà. Se accendo tante discussioni e suscito tante critiche, forse è proprio perché è risaputo che nella vita l’onestà non sempre paga. Essere oneste e sincere significa, alle volte, andare controcorrente e rischiare incomprensioni, significa mettere la sincerità prima dei numeri, significa preferire 100 like ad un post sincero piuttosto che 2.000 ad un post che non ci appartiene ed in cui non crediamo.
Non mi stancherò mai di ripetere che fino ad oggi non ho mai visto un soldo per i prodotti di cui parlo nel blog, alcuni certamente li ho ricevuti in regalo e li ho trovati meritevoli di un post mentre altri, addirittura, me li sono comprata e mi sono quasi sentita in obbligo di consigliarli per quanto mi ci sono trovata bene io.
Perché penso che, tra mamme, il confronto e lo scambio di consigli (purchè sano e civile) sia fondamentale: io stessa, tornassi indietro a quando ho acquistato tutto il necessario per la nascita del Nic, alcune cose mi sentirei di sconsigliarle in quanto le ho trovate inutili o poco pratiche.
Il terzo sassolino mi tocca davvero tantissimo, punge e deve essere rimosso quanto prima, e riguarda la credibilità. Mi rendo purtroppo conto che sto pagando sulla mia pelle la poca credibilità di altre persone. Il classico “fare di tutta l’erba un fascio”. Siccome avete l’impressione che altre blogger siano finte e poco credibili, allora di riflesso devo per forza esserlo anch’io, perché è il meccanismo, sono così TUTTE per cui lo sono anche io. Matematico. E invece no. Perché se io scrivo dei post personali, che raccontano di episodi della mia vita, io quegli episodi li ho vissuti per davvero, e non accetto che si pensi il contrario.
Mi ha profondamente offesa l’accusa che ho ricevuto di aver parlato di bullismo solo perché ultimamente lo fanno tutte e allora dovevo uniformarmi alla massa e fare altrettanto. Io, queste “tutte” che hanno parlato di bullismo, non le conosco.
Sarò ripetitiva ma, come sempre, sincera: io di mamme ne seguo diverse, su Instagram. Di blog, però, ne seguo soltanto due, ovvero quelli delle mie amiche Consuelo e Giorgia: Mammaduepuntozero e Mammaglamour. Per cui davvero non lo so di chi siano tutti questi post sul bullismo a cui vi riferite. Coincidenze, forse. Oppure, molto più semplicemente, il desiderio comune di smontare un fenomeno orrendo e per il quale, da mamme, nutriamo parecchie paure.
Il quarto sassolino è il mio preferito: la pubblicità. Perché voi le chiamate “markette” con la kappa, ma le marchette sono un’altra roba per cui cortesemente lasciamole dove stanno. La pubblicità esiste dall’alba dei tempi e nessuno ha mai rotto le balle.
Credo che il problema di fondo sia il numero di follower: ne ho tanti, per cui è molto più facile incappare in qualche bastian contrario rispetto a chi, di follower, ne ha ad esempio seicento. Si chiama statistica.
La cosa che va precisata e sottolineata è che se io avessi all’attivo 347 follower e postassi la foto di un rotolo di carta vetrata, non mi si filerebbe nessuno e la foto sarebbe vista come un’innocente dimostrazione di cosa bisogna utilizzare per levigare un pezzo di legno. Ma, siccome di follower ne ho più di 10.000, se postassi la foto dello stesso rotolo di carta vetrata sarei una markettara. Ormai ho paura anche a fare una foto al mio ultimo e fiero acquisto perché c’è il rischio che qualcuno possa leggerci della pubblicità.
Lo ripeto nero su bianco per l’ultima volta: sì, mi spediscono un sacco di roba. E lo scopo è farla conoscere, altrimenti non avrebbe senso. Non esisterebbero uffici stampa, uffici marketing, digital PR e tante aziende vivrebbero nell’anonimato. I social sono un potentissimo mezzo di comunicazione e, di conseguenza, sono ottimi veicoli per pubblicizzare prodotti. Ma si chiama pubblicità, che suona più giusto e più dignitoso di marketta, abbiate pazienza!
Uccidetemi pure, per questo!
L’ultimo sassolino è quello del rispetto. Ricordatevi che io sono una PERSONA, proprio come ciascuna di voi. E, proprio come voi, merito rispetto.
Prima di essere silvia_cattaneo alias Insolitamentemamma su Instagram e su Facebook e prima di essere la blogger Insolitamentemamma, sono una PERSONA comune.
Sono una qualunque.
Mi alzo barcollante ogni mattina alle 6,45, mi preparo e preparo il Nic, lo porto dalla nonna, vado al lavoro alle 8,30, esco in pausa per un boccone al volo e per abbracciare il mio bambino, rientro in ufficio e termino di lavorare alle 18,00, riprendo il Nic, faccio alcune commissioni, vado a casa, cucino per lui e per noi, gioco, lo preparo per la nanna, rimetto a posto i giochi, sistemo e pulisco la cucina, mi occupo della casa, poi se ho tempo mi rilasso sul divano con mio marito davanti alla tv ed infine vado a letto. Sono così, tutti i giorni, proprio come tutte le persone normali.
E tutte le persone meritano rispetto, me compresa.
Voi mi conoscete solo attraverso il web e non sapete quale fosse la mia vita negli ultimi 27 anni: non sapete se ho affrontato dei traumi, dei drammi, dei lutti, dei momenti terribili oppure no. Per cui non potete sapere il perché io abbia tanto a cuore il fatto di essere creduta sul mio modo di essere vera, credibile, onesta e sincera. E non sapete il perché io reagisca tanto duramente alle offese e mi impegni tanto a fondo per smontare le errate convinzioni di qualcuna tra voi.
Io, che ci crediate o no, vi sono grata dal profondo del cuore.
Sono grata a ciascuna di voi, a ciascuno dei vostri quarantamila clic sul mio blog, a ciascuno dei vostri commenti, a ciascuno dei vostri like, a ciascuno dei vostri infiniti complimenti ed anche a ciascuna delle vostre maleducatissime offese.
Perché, tra questi 40.000 clic, ci sono anche quelli di chi mi odia, di chi sfoga le proprie frustrazioni o le proprie antipatie su una sconosciuta, nascondendosi spesso dietro ad un profilo fantasma perché è divertentissimo insultare gratuitamente qualcuno facendosi forti dell’essere nascosti dietro ad un monitor.
Poi, però, se la markettara Silvia Cattaneo lancia un contest, anche le haters che l’hanno insultata cinque minuti prima partecipano nella speranza di vincere qualcosa. Bah.
E non continuate a dirmi che “fa parte del sistema, se vuoi rendere pubblica la tua vita devi saper accettare le critiche”: primo perché quelle che mi arrivano non sono critiche ma mattoni in faccia, insulti pesanti come pedate nel culo, maleducati e totalmente immotivati; secondo perché il fatto di avere un profilo pubblico non giustifica chiunque a poter entrare e permettersi di offendere.
Comunque, mi sono dilungata troppo a dedicare spazio per dare spiegazioni a quelle (fortunatamente) poche persone che non mi sopportano, quando avrei invece voluto strutturare il post in maniera diversa.
Voglio dedicare queste ultime righe per ringraziarvi una ad una, dalla prima all’ultima: da chi mi segue dall’inizio a chi ha iniziato a seguirmi stamattina, fino a chi sta cliccando ora per la prima volta e per puro caso sul mio blog.
Grazie, davvero.
Quarantamila volte grazie.
Di vero cuore.
A VOI, IL MIO GRAZIE PIU’ GRANDE E SINCERO.
[Anche a voi che mi odiate, perché siete talmente impegnate ad offendermi che forse non vi rendete conto che anche il vostro clic serve a farmi “diventare grande”. Tiè.]